Skip to content
Kurdish Centre for Human Rights

Kurdish Centre for Human Rights

Centre Kurde des Droits de l’Homme

  • Home
  • About us
    • Status
    • Activities
  • Reports
    • Iran
    • Iraq
    • Syria
    • Turkey
  • OHCHR
    • KCHR
  • News
    • Press Releases
    • Women
    • Children
    • Prisons
    • War Crimes
  • Contact
  • IT
    • .
      • Actualités
      • Femmes
  • Toggle search form

KHRN: Saman Naseem, prigioniero politico curdo in Iran, sarà sottoposto a dei test per valutarne la salute mentale e lo stato di maturità

Posted on July 13, 2017September 26, 2019 By admin

Saman Naseem, prigioniero politico curdo che era minorenne quando fu arrestato qualche anno fa, è stato informato dal 12° ramo della Corte di Urmia che il suo stato di salute mentale e di maturità al tempo del reato sarà riesaminato e i risultati saranno inviati a un tribunale nelle prossime due settimane.

Una fonte attendibile ha rivelato al Kurdistan Human Rights Network (KHRN) che Naseem è stato convocato presso l’ufficio che si occupa di rendere esecutive le sentenze, nella prigione centrale di Urmia, e che gli è stato notificato che sarà riesaminato il suo stato di salute mentale e di maturità al tempo in cui commise il reato.
Gli è stato detto che il tribunale riceverà i risultati nelle prossime due settimane.

Naseem ha già affrontato simili esami l’anno passato. La fonte rivela che tre persone lo hanno sempre accompagnato durante questi test.

Il Giudice Arab Baghi, a capo del 12° braccio della Corte Criminale di Urmia, aveva richiesto un riesame delle condizioni psicologiche al tempo dell’arresto, per determinare se Naseem fosse consapevole o meno di aver commesso il reato per il quale fu arrestato ancora adolescente e da allora detenuto.

“Tre dottori di una squadra forense avevano preso una decisione il 2 giugno, ma il giudice non l’ha accettata e ha sottoposto il caso al riesame da parte di cinque medici giudiziari.”

La fonte ha aggiunto che, negli ultimi anni recenti, l’imminente minaccia della pena di morte per Naseem ha causato reazioni internazionali

Il ragazzo ha sofferto di traumi psicologici, dovuti alle pesanti torture subite durante l’arresto e all’incertezza sulla propria sorte, allorché veniva condotto nel braccio della morte e preparato per l’esecuzione nel febbraio 2015.

Naseem, nato il 20 settembre 1993, viene dalla città di Marivan.

I pasdaran lo avevano arrestato quando aveva solo 17 anni, il 18 luglio 2011, nella città di confine di Serdesht.
Il ragazzo ha reso note le proprie condizioni in una lettera pubblicata nel febbraio 2015.

Nella sua lettera diceva che il suo arresto iniziale “ha significato 97 giorni di torture e sofferenze. Durante questo periodo, sono stato torturato ogni giorno con qualunque cosa. Nei primi giorni, le torture erano così brutali che non ero in grado di camminare. Tutto il mio corpo era nero e blu. Mi appendevano a testa in giù con le braccia e le gambe legate al soffitto per parecchie ore. Durante gli interrogatori, ero sempre bendato e non riuscivo a vedere i miei torturatori. Hanno usato tutti i metodi più inumani e illegali per ottenere da me una confessione. Ripetevano continuamente che avrebbero arrestato i miei familiari, compresi i miei genitori e mio fratello. Dicevano anche che mi avrebbero seppellito come avevano fatto coi miei compagni. Mi dicevano che mi avrebbero ucciso lì sul posto [in cui veniva torturato] e che avrebbero gettato del cemento sulla mia tomba.”

Riguardo alla propria condanna a morte, ha scritto: “In realtà, sono stato condannato a morte in base a una ‘confessione’ che [loro stessi] avevano scritto. Dopo aver ricevuto una sentenza di condanna a morte dalla Corte di Mahabad il 16 febbraio 2013, sono stato trasferito alla prigione centrale di Urmia, dove ho dovuto subire, ancora una volta, brutalità e intimidazioni.

La Corte Suprema ha confermato la mia condanna a morte dopo due anni. La possibilità di un riesame è incerta e potrei essere giustiziato in qualunque momento, data che la mia è stata una condanna definitiva.”

Nel dicembre 2013, la Corte Suprema ha confermato la pena capitale e l’avvocato di Naseem è stato informato che la condanna sarebbe stata eseguita il 19 febbraio 2015.

Il 17 febbraio 2015, Naseem e cinque altri prigionieri del braccio della morte – Yunes Aghayan, Habib e Ali Afshari ed Ebrahim Issapour – imprigionati insieme a Urmia, sono stati separati e trasferiti in diverse strutture carcerarie.

Afshari e Habib sono stati condotti alla prigione di Qazvin, Naseem e Aghayan sono stati portati a quella di Zanjan, mentre Nejawi e Issapour alla prigione centrale di Tabriz.

Dalla prigione di Zanjan, Naseem e Aghayan sono stati condotti a un centro di detenzione dell’agenzia di intelligence iraniana e detenuti in celle di isolamento solitarie.

Gli è stato negato ogni diritto di comunicare con i loro familiari per 120 giorni.

I parenti non erano al corrente né del loro destino né di dove si trovassero.

I pubblici ufficiali dicevano che entrambi potevano essere messi a morte da un momento all’altro.

Naseem, in diverse occasioni, aveva chiesto di essere giustiziato il prima possibile, per porre termine all’incubo senza fine che non gli permetteva di sopportare oltre i maltrattamenti nella cella di isolamento, l’incertezza sul proprio destino e la negazione del diritto di comunicare con la famiglia.

Dopo questo periodo, durato quattro mesi, Naseem fu riportato alla prigione di Zanjan.

L’11 luglio 2015, cinque mesi dopo essere sparito nelle mani delle autorità iraniane nella più assoluta segretezza, gli è stato concesso di chiamare la famiglia per informarla di essere detenuto alla prigione di Zanjan.

Il 19 settembre 2015 è stato trasferito alla prigione di Urmia, dov’è imprigionato tuttora.

IT

Post navigation

Previous Post: Şengül:Turkey detained human rights defenders to hide the violations
Next Post: Intervista con il giovane kolber che ha perso le gambe in un’esplosione

More Related Articles

il numero dei prigionieri in Turchia raddoppiato rispetto al periodo del colpo di stato del 12 settembre IT
A Diyarbakir i Giardini di Hevsel patrimonio Unesco trasformati in una zona di estrazione di sabbia e di scavi IT
Rapporto di IHD: 7.907 violazioni dei diritti della regione curda in 3 mesi IT
Associazione degli editori turchi: Chiuse 30 case editrici IT
IHD pubblica primo bilancio dopo l’amministrazione forzata IT
Notizia del 2016 sulle violazioni dei dirritti umani IT

About us

The Kurdish Center for Human Rights was established in Geneva in 2000, according to the Suisse civil law. In response to the genocide, war crimes and human rights violations occurring across the Kurdish regions of Turkey, Iraq, Iran, Syria.

The KCHR, as a non-profit organization of social utility, was born from the need to  inform the European and Swiss people and the OHCHR on human rights violations against the Kurds via seminars and other dialogue platforms and to attend their meetings; to establish a dialogue with NGO’s, civil movements, associations, government and civil institutions.. Read More….

Contact

Centre Kurde des Droits de l’Homme
Kurdish Center for Human Rights

15, Rue des Savoises, 1205 Genève – Suisse
Tel :+41 (0)22 328 1984
Email: info@kurd-chr.ch / kurd.chr.geneve@gmail.com
Web : http://www.kurd-chr.ch

Compte : Post Finance – CENTRE KURDE
IBAN: CH40 0900 0000 17763911 5

Recent Posts

  • Earthquakes and Human Rights Violations in Turkey
  • KurdDAO Launches Fundraising Campaign in Support of Kurdish Human Rights
  • REPORT OF HUMAN RIGHTS VIOLATIONS IN TURKISH PRISONS
  • Repression Practices Against the Press and Journalists in Turkey
  • Iran must halt imminent execution of Kurdish prisoner – UN experts 

Search

March 2023
M T W T F S S
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031  
« Jan    

Information

  • Human Rights Council Forty-seventh session 21 June–9 July 2021 Agenda item 3 
  • Bilan : L’année 2020 dans le nord-est de la Syrie
  • Le CPJ demande à Masrour Barzani de respecter la liberté de la presse
  • Le massacre de Roboski, neuf ans après … les victimes jugées à la place des auteurs
  • Afrin: Les mercenaires de la Turquie sèment la terreur dans les villages

Archives

Copyright © 2023 Kurdish Centre for Human Rights.

Powered by PressBook Green WordPress theme