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Intervista con il giovane kolber che ha perso le gambe in un’esplosione

Posted on July 26, 2017September 26, 2019 By admin

Una foto di Younes Feizi, il giovane Kolber kurdo di Piranshahr che ha perso entrambe le gambe in un’esplosione di una mina durante la sua infanzia, è stata ampiamente condivisa sui social media negli ultimi giorni.

Questa foto ha attirato l’attenzione del pubblico sulla questione dei Kolbers e le disastrate condizioni di lavoro di questa comunità in Kurdistan. Il governo non ha mai elargito alcun sussidio speciale per le vittime di esplosioni di mine a questo Kolber kurdo che lavora da Kolber da allora.

La rete dei diritti umani del Kurdistan ha intervistato Younes Feizi nel 2013 chiedendogli la sua storia e le ragioni che lo hanno spinto a scegliere questo lavoro.

Fayzi era in montagna insieme a sua sorella e a suo fratello per raccogliere alcune piante officinali da bambino quando una mina di terra è esplosa causandogli la perdita di entrambe le gambe. Suo fratello e sua sorella sono morti.

“Sono trascorsi 23 anni (ora 27 anni) da questo incidente, ma non ho mai chiesto a nessuno di aiutarmi con denaro. Ho sempre guadagnato da vivere, talvolta aiutando anche gli altri”, ha detto Younes.

Quando chiesto a Younes perché avesse scelto questo lavoro, ha dichiarato:

“Le ragioni sono state sia l’indigenza della mia famiglia ed il fatto di essere l’unico a poter lavorare. Ho così iniziato questo difficile lavoro perché sono l’unico responsabile di mia madre e dei miei fratelli minori. Devo trasportare tre o quattro carichi pesanti ogni giorno senza l’assistenza di nessuno. Incontro tutti i giorni molteplici difficoltà e pericoli quali: viaggiare attraverso percorsi quasi inaccessibili, soffrire la fame e la sete, il salario basso, il rischio di venire colpito o arrestato e, infine, la morte “.

Rispondendo alla domanda di come riesca a mettersi in salvo dagli agguati e dagli assedi delle forze di sicurezza nonostante abbia solo una gamba, Younes ha risposto:

“Se venissi colpito, lascerei il cavallo e i carichi e scapperei il più velocemente possibile, altrimenti scapperei con il cavallo. Fortunatamente, sono più forte e più energico di altri Kolbers nonostante la mia situazione e non chiedo mai aiuto a nessuno. Non sono debitore a nessuno “.

“È vero, ho perso entrambe le gambe, ma credo che quando una porta si chiude, si aprano altre cento porte “, ha aggiunto.
Younes Feizi è sposato e ha un figlio.

Ma chi sono i Kolbers?

‘Kolber’ è una parola curda composta da ‘Kol’ (che significa ‘indietro’) e ‘ber’ (che significa “raccogliere e trasportare”). I Kolbers sono persone che rischiano la loro vita trasportando vari beni stranieri (come tessuti, tè, materiale audiovisivo e rare bevande alcoliche) sulla propria schiena o sul retro dei cavalli per consegnarli ai proprietari al confine iraniano
Per arrivare in queste zone partono dalle limitrofe zone di confine kurde vicine all’Iraq e alla Turchia, dovendo attraversare percorsi rischiosi. Per guadagnarsi da vivere e poter supportare la propria famiglia, i Kolbers curdi e i commercianti sono in costante pericolo di cadere vittime delle Forze armate della Repubblica Islamica dell’Iran, di venire colpiti dall’esplosione di mine, di annegare in un fiume, di essere colpiti da frane, morire congelati o di cadere in un burrone.

Negli ultimi anni, secondo le statistiche, la maggior parte sono state uccise dopo essere colpiti dalle Forze armate.

La maggior parte dei curdi che vivono nella provincia del Kurdistan Iraniano e che scelgono di lavorare come Kolbers sono ben consapevoli dei rischi di questo lavoro. Tuttavia, non hanno altra scelta a causa della mancanza di infrastrutture macroeconomiche, della discriminazione nell’allocazione di fondi al Kurdistan, dell’alto tasso di disoccupazione, della mancanza di posti di lavoro e degli scarsi investimenti nel settore dell’agricoltura, della miniera e del turismo.

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The Kurdish Center for Human Rights was established in Geneva in 2000, according to the Suisse civil law. In response to the genocide, war crimes and human rights violations occurring across the Kurdish regions of Turkey, Iraq, Iran, Syria.

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15, Rue des Savoises, 1205 Genève – Suisse
Tel :+41 (0)22 328 1984
Email: info@kurd-chr.ch / kurd.chr.geneve@gmail.com
Web : http://www.kurd-chr.ch

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