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Turchia e Messico sono tra i paesi più pericolosi per i giornalisti

Posted on December 19, 2017September 26, 2019 By Centre Kurde Genève

Corrispondenti senza frontiere ha pubblicato il suo rapporto annuale sul giornalismo nel 2017. Secondo tale rapporto, Turchia e Messico sono tra i paesi più pericolosi per i giornalisti.

L’organizzazione non governativa ha reso noto, nel suo rapporto annuale, che ben sessantasette (67) giornalisti – tra cui cinquanta (50) giornalisti professionisti – hanno perso la vita nel 2017: tra loro anche un corrispondente della nostra agenzia di stampa Hawar News Agency. Il suddetto rapporto ha altresì evidenziato che centosettantotto (178) giornalisti sono stati arrestati e imprigionati nel corso dell’anno 2017.

Messico: il Paese meno sicuro
Il Messico si è classificato al primo posto nel mondo in termini di numero di giornalisti che hanno perso la vita nel 2017: sono undici (11). Seguono – ex aequo – la Siria e l’Iraq con otto (8) giornalisti uccisi e, al terzo posto, l’India con quattro (4) giornalisti.

Tra i nomi dei giornalisti che hanno perso la vita in Siria e in Iraq, come correttamente riportato dall’agenzia, c’erano i nostri corrispondenti Delishan Ibash e Hogir Muhammed – caduti durante un servizio sullo spostamento dei profughi dalle zone rurali di Deir ez-Zor sotto il controllo del regime siriano e/o dei mercenari dell’autoproclamatosi Stato Islamico (*) alle aree poste sotto la protezione delle Forze Democratiche Siriane – e Nujiyan Arhan, che ha perso la vita nel marzo di quest’anno a Sengal (durante l’attacco da parte dei miliziani del PDK di Barzani).

Turchia: il Paese più “a rischio”
Secondo Corrispondenti senza frontiere, sono centosettantotto (178) i giornalisti arrestati nel 2017. Per quanto riguarda la classifica dei Paesi in cui maggiormente si violano i diritti dei giornalisti e la classifica dei Paesi che detiene in prigione il maggior numero di giornalisti, alla Turchia spetta il primo posto nel mondo e il triste primato di quaranta (40) giornalisti arrestati. Seguono, con un certo distacco, la Cina, l’Egitto e l’Azerbaigian, nelle cui carceri sono detenuti rispettivamente quindici (15), quattordici (14) e tredici (13) giornalisti.

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